martedì 13 dicembre 2011

Farroukh Bulsara

A lui si devono alcune delle canzoni più celebri come «Bohemian rapsody», «Somebody to love», «We are the champions», «Don't stop me now» che insieme ad altri motivi rappresentano tuttora il bagaglio musicale della seconda metà degli anni Settanta fino a metà degli anni Ottanta. Fu sempre Mercury a disegnare il logo dei Queen che comprende i simboli dei segni zodiacali dei componenti: leone per Taylor e Deacon, cancro per May, vergine per lui. Freddy Mercury. Che inventò anche il nome del gruppo. E lo spiegò: «È solo un nome, ma è molto regale e sembra splendido. È un nome forte, molto universale e immediato. Ero consapevole delle connotazioni gay, ma era solo uno dei suoi aspetti».
Lui. Mercury. Queen. Lui che terminava i concerti lanciando le rose al pubblico e brindando con champagne insieme ai fan, mentre risuonavano le note dell'inno inglese «God save the queen». E Freddy indossava la corona. Lui che alla fine degli anni Settanta aveva scelto che la trasgressione più forte fosse quella di non colpire con un pugno nello stomaco chi assisteva, ma di sedurlo.

In foto: Costumi di Alessandra Antonucci e Paride Mirabilio.